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Il contributo della città di Bergamo all’Unità d’Italia

Bergamo (Bèrghem in dialetto bergamasco) è un comune di oltre 120.000 abitanti, ed è il capoluogo dell’omonima provincia in Lombardia.

La città di Bergamo è divisa in due parti distinte, la Città Alta, il centro storico cinto da mura, e la Città Bassa, la parte moderna.

Città benemerita del Risorgimento Nazionale

La città di Bergamo è la diciottesima tra le 27 città italiane decorate con medaglia d’oro come “Benemerite del Risorgimento Nazionale” per le azioni altamente patriottiche compiute dalla città nel periodo del Risorgimento, stabilito dalla Casa Savoia come quello compreso tra i moti insurrezionali del 1848 e la fine della prima guerra mondiale nel 1918.

Questa la motivazione:

«In ricompensa del valore dimostrato dalla cittadinanza negli episodi militari del 1848. Nel marzo 1848, i bergamaschi si sollevarono e costrinsero il presidio imperiale, agli ordini dell’arciduca Sigismondo, ad uscire dalla città. Inviarono quindi una colonna di trecento uomini a Milano, in tempo per partecipare ai combattimenti delle Cinque Giornate».

Città dei Mille

Bergamo e la sua provincia contribuirono alla spedizione dei Mille con un notevole numero di cittadini, 174 per la precisione, appartenenti a tutte le classi sociali escluso il mondo rurale. Alcuni di essi assunsero statura storica e rilevanza nazionale non solo come garibaldini ma anche come patrioti per la loro partecipazione agli avvenimenti del 1848.

Si distinsero particolarmente Gabriele Camozzi (Bergamo, 1823 – Dalmine, 1869) e la moglie Alba Coralli (Casteggio, 1818 – Venezia, 1886), Francesco Nullo (Bergamo, 1º maggio 1826 – Krzykawka, Polonia, 5 maggio 1863), Francesco Cucchi (Bergamo, 17 dicembre 1834 – Roma, 2 ottobre 1913), Daniele Piccinini (Pradalunga, 3 giugno 1830 – Tagliacozzo, 9 agosto 1889), Vittore Tasca (Brembate, 7 settembre 1821 – Seriate, 1891) e altri meno noti, specialmente nella campagna garibaldina che valse a Bergamo il titolo ufficiale di Città dei Mille (DPR 20 gennaio 1960). Adolfo Biffi, il più giovane dei Mille, era il tamburino, e  Bergamo ha intitolato a suo nome una scuola.

Le città decorate di medaglia d’oro come “Benemerite del Risorgimento Nazionale”

Dal 1898 al 1942, il Regno d’Italia decretò riconoscimenti collettivi per le azioni altamente patriottiche compiute dalle città italiane nel periodo del Risorgimento Nazionale, assegnando loro la Medaglia d’Oro quali  Benemerite del Risorgimento Nazionale. Le medaglie riportano sul recto l’effigie del Re che le concesse e nel verso una corona composta di un ramo di quercia e uno d’alloro, entrambi fruttati ed intrecciati con al centro lo spazio per un accenno del fatto pel quale la medaglia viene concessa. Successivamente al 1942 le decorazioni alle città furono ricondotte alla legislazione relativa al riconoscimento per le Medaglie al Valor Militare, al Valor Civile e al Merito Civile.

Le medaglie d’oro assegnate alle città furono solo ventisette e concesse, nove per volta, in tre distinti periodi:

Dal 18 marzo al 9 giugno 1898 il Re Umberto I decorò le seguenti città (in ordine cronologico):

• 1ª – Milano • 2ª – Brescia • 3ª – Como • 4ª – Roma • 5ª – Torino • 6ª – Palermo • 7ª – Messina • 8ª – Catania • 9ª – Perugia

Dal settembre 1898 al luglio 1900 il Re Umberto I decorò le seguenti altre città (in ordine cronologico):

• 10ª – Bologna • 11ª – Mestre ora frazione di Venezia • 12ª – Potenza • 13ª – Casale Monferrato • 14ª – Trapani • 15ª – Chioggia • 16ª – Ancona • 17ª – Sermide • 18ª – Bergamo

Dal 1900 al 1942 il re Vittorio Emanuele III decorò le seguenti città (in ordine cronologico):

• 19ª – Livorno • 20ª – Agordo • 21ª – Forno di Zoldo • 22ª – Vercelli • 23ª – Pavia • 24ª – Pergola • 25ª – Gorizia • 26ª – Mantova • 27ª – Piacenza

La visita ufficiale a Bergamo del Presidente della Repubblica nel 150° dell’Unità d’Italia

Il 2 febbraio scorso, in occasione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha compiuto la sua visita ufficiale a Bergamo , la ’Città dei Mille’.

“Il mio compito è rappresentare l’unità nazionale che si esprime nel complesso delle istituzioni, le istituzioni sono il mio solo punto di riferimento. Non è mio compito intervenire e interferire nella dialettica delle forze politiche e sociali”. Queste sono state le parole che il Presidente ha pronunciato all’inizio del suo intervento, parlando nell’aula del Consiglio comunale di Bergamo.

“La mia generazione ha visto la guerra e l’Italia spaccata, ma non ci scoraggiammo” – ha aggiunto Napolitano rivolgendosi direttamente ai giovani bergamaschi – “e nonostante le divisioni politiche e ideologiche si riuscì a fare la Costituzione nel segno dell’Unità. A questo collaborarono forze politiche distanti che trovarono un punto di incontro”.

“A voi studenti chiedo di contribuire a costruire le condizioni per migliorare il Paese e per ricreare quel clima positivo che va proprio nell’interesse dei giovani e dell’Italia in un mondo sempre più competitivo”, ha continuato il Presidente della Repubblica, citando il pensiero del ’padre’ del federalismo italiano Carlo Cattaneo, il quale si dichiarava contrario ’’alla fusione e non all’unità’’ e riteneva che ’’una pluralità di centri viventi, stretti insieme dall’interesse comune, dalla fede data, dalla coscienza nazionale’ fosse essenziale”.

“L’Unità della Nazione e dello Stato ha più che mai senso proprio in un mondo globalizzato e frammentato nel quale un’Italia divisa e una macro regione italiana sarebbe solo un irrilevante frammento’’, ha affermato poi il Capo dello Stato, e che “l’Unità nazionale nella sua ricchezza del pluralismo e delle sue autonomie e l’unità europea egualmente concepita, sono leve insostituibili per il ruolo dell’Italia intera nel nuovo contesto mondiale, sono leve irrinunciabili per mettere a frutto tutte le nostre potenzialità, soprattutto quelle oggi così frustrate e perfino poco ascoltate, delle nuove generazioni’’.

E, ancora, così ha concluso il Capo dello Stato: “Le celebrazioni iniziate nel 2010 e in via di sviluppo nel 2011 vogliono essere e saranno, tale è il mio convincimento e il mio impegno, un modo di ritrovarci in quanto italiani nello spirito che ci condusse 150 anni fa a unirci come Nazione e come Stato. Saranno anche un’occasione per una riflessione comune sui travagli e sulle prove che abbiamo vissuto insieme e sui problemi che abbiamo davanti”.


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