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San Placido Martire anche in San Maurizio al Monastero Maggiore di Milano

Un affresco raffigurante San Placido Martire, il Santo Patrono di Poggio Imperiale, è presente anche a Milano.

Particolare della lunetta della Cappella

 

In una delle cappelle laterali, dette “Cappelle con paesaggi”, dislocate lungo i muri perimetrali della Chiesa claustrale (o Aule delle Monache) in San Maurizio al Monastero Maggiore – la stupenda Chiesa ubicata nel centralissimo Corso Magenta di Milano – ho avuto modo di ammirare, tra l’altro, anche degli affreschi riportanti l’effige di San Placido Martire, il Santo Patrono di Poggio Imperiale.

Sulla parte sinistra della lunetta della Cappella è presente San Mauro con San Placido inginocchiato e su quella destra San Benedetto.

L’affresco viene attribuito ad un “pittore lombardo” del II decennio del XVI secolo.

 

Veduta della Cappella

Placido fu, con Mauro, il più docile discepolo del grande San Benedetto, il quale li ebbe entrambi cari come figli.  Dei due, Placido era forse il più giovane: poco più che un fanciullo, quando venne posto sotto la paterna guida dell’Abate San Benedetto. Per questo, San Placido viene considerato quale Patrono dei novizi, cioè dei giovani che si preparano alla professione religiosa nei monasteri benedettini. A Placido, oltre che a Mauro, è attribuito un celebre episodio miracoloso narrato da San Gregorio Magno nei suoi Dialoghi. Mentre Benedetto era nella sua cella, un giorno, il giovane Placido si recò ad attingere acqua nel lago. Perse l’equilibrio e cadde nella corrente, che subito lo trascinò lontano dalla riva. L’Abate, nella cella, conobbe per rivelazione l’accaduto. Chiamò Mauro e gli disse di correre in soccorso del confratello. Ricevuta la benedizione, Mauro si affrettò ad obbedire: valicò la riva, e seguitò a correre sull’acqua, fino a raggiungere Placido. Afferratolo, lo riportò a riva, e soltanto giungendo sulla terra asciutta, voltosi indietro, si accorse di aver camminato sull’acqua, come San Pietro sul lago di Tiberiade. L’episodio ebbe un seguito ancor più commovente, perché San Benedetto attribuì il prodigio al merito dell’obbedienza di Mauro, mentre il discepolo lo attribuiva ai meriti dell’Abate. Il giudizio venne rimesso a Placido, il quale disse: ” Quando venivo tratto dall’acqua, vedevo sopra il mio capo il mantello dell’Abate, e mi pareva che fosse egli a riportarmi a riva “. In questo episodio narrato da San Gregorio è contenuto tutto ciò che sappiamo sul conto di Placido. Anch’egli, come Mauro, è circonfuso e quasi confuso nella luce di San Benedetto. La sua santità fa quasi parte della aureola del Patriarca, della cui Regola fu l’interprete più pronto.

Ma, per maggiori approfondimenti, si rimanda alla lettura dell’interessante libro “San Placido Martire – Patrono di Poggio Imperiale”, scritto dal nostro concittadino Prof. Alfonso Chiaromonte, Edizioni del Poggio, 2008.

Su questo stesso sito/blog www.paginedipoggio.com / Come la penso io!, sono stati inoltre pubblicati anche i seguenti articoli riguardanti San Placido Martire:

«Un’atmosfera d’altri tempi! » (di Lorenzo Bove del 13/10/2008, in Eventi);

«A proposito di San Placido Martire» (di Lorenzo Bove del 14/10/2008, in Storia);

«San Placido Martire anche nel Santuario di Vicoforte nel cuneese» (di Lorenzo Bove del 13/07/2009, in Storia).

Qualche informazione sulla Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore di Milano

Raro e prezioso esempio di chiesa conventuale, forse fondato dalla regina Teodolinda (sec. VII), la Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore è il testimone unitario più organico della pittura milanese del Cinquecento.

 

 

Affreschi Aula pubblica o Aula dei fedeli

E’ stata edificata al centro di uno dei più antichi e prestigiosi monasteri di Milano affidato alla congregazione benedettina femminile.

Inserito tra i resti di alcuni edifici romani e documentato a partire dall’età carolingia, è stato reinserito dentro la cinta muraria della ristrutturazione di questa fatta da Ansperto a fine del IX secolo.

La posa della prima pietra della chiesa odierna risale al 1503. Il rifacimento ha modificato sostanzialmente la collocazione urbanistica del complesso monastico.

L’edificio è composto di tre parti: una cripta (ora inglobata nel percorso di visita del Museo Archeologico, collocato in una porzione dell’antico monastero), una grande aula inclusa nello spazio di clausura delle monache e una più piccola destinata ai fedeli.

La chiesa si presenta a pianta rettangolare ed è ripartita secondo lo schema seguente.

a. Ingresso da corso Magenta

b. Chiesa pubblica o Aula dei fedeli, lungo i cui muri perimetrali si susseguono ben 8 Cappelle

c. Presbiterio o altare dell’Aula

d. Presbiterio claustrale, sormontato dal pontile di collegamento del loggiato

e. Chiesa claustrale o Aula delle monache, lungo i cui muri perimetrali si susseguono ben 12 Cappelle

f. Ingresso dal Monastero

Fin dall’inizio l’edificio si presentava come un “involucro sontuoso” e riportava tutte le novità della cultura più avanzata del tempo, secondo la moda dei pittori del Centro Italia influenzati dalle decorazioni della Domus Aurea neroniana.

La presenza pittorica più importante in San Maurizio sono gli affreschi di Bernardino Luini. I caratteri stilistici mostrano il pittore profondamente radicato nella cultura milanese nell’etichetta neogotica dalle tinte lunari di Bergognone, nel realismo corposo e luministico di Foppa e nel classicismo archeologico di Bramantino. Ma il pittore è attento alle correnti neoantiche del Centro Italia, con le loro aspirazioni alla narrazione energetica, e poi al racconto piano e spiegato e uniformemente luminoso del classicismo raffaellesco oltre naturalmente, al confronto con Leonardo presente a Milano prima del 1499 e poi ancora dal 1509 al 1513.

Il recupero dei cicli pittorici, opera di Bernardino Luini, del coro della chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore sono stati eseguiti grazie all’intervento della Banca Popolare di Milano, presente nella vita culturale e sociale milanese, mentre l’apertura della Chiesa è resa possibile grazie ai volontari del Touring Club Italiano.

 

Foto di Lorenzo Bove


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