26
Ott

Ci risiamo!

E ci risiamo!

Era del tutto prevedibile la cosiddetta seconda ondata di contagio diffuso di coronavirus covid 19, la micidiale pandemia che sta affliggendo l’intero pianeta.

Se ne è parlato così tanto che anche i muri delle case lo avevano capito a furia di  messaggi diretti, sottintesi, futili, provocatori, sibillini ed altro, trasmessi da tutte le reti televisive, da parte di virologi, infettivologi, epidemiologi e di personaggi della politica di ogni orientamento.

Ma tutto ciò riguardava il futuro  … probabilmente l’autunno con l’arrivo dei primi freddi e con le possibili complicazioni derivanti dal consueto diffondersi dell’influenza stagionale.

E così è trascorsa la primavera e tutta l’estate a bearci, crogiolarci, in un effluvio di brodo di giuggiole, proclamando al mondo intero la nostra bravura nell’aver debellato il micidiale nemico che aveva portato all’altro mondo oltre 36.000 nostri compatrioti.

Tuttavia il tempo passa e scorre inesorabilmente, senza sosta, come l’acqua di un fiume verso il mare.

L’autunno è dunque arrivato, puntualmente, senza ritardi, e con la prima folata di vento settembrino è volato via il manto di ipocrisia che avvolgeva la nostra fragile nazione … terra di poeti, santi e navigatori …, come si soleva definire un tempo!

Il contagio ha ripreso prepotentemente a prendere quota e il sistema sanitario è già ai limiti delle proprie capacità di tenuta.

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Cosa abbiamo fatto (o non abbiamo fatto) in questi sette mesi?

Dove sono le migliaia di nuovi posti di terapia intensiva promessi e tanto decantati?

Dove sono le riforme della medicina di base, il front-line tra il medico e il paziente per risoluzioni di primo livello onde evitare di ingorgare inutilmente gli ospedali e relativi “pronto soccorso”, sia presso gli ambulatori e sia presso il domicilio dell’assistito?

Quanti e quali sono gli interventi di messa in sicurezza, manutenzione ordinaria e straordinaria dei plessi scolastici, eseguiti nei sette mesi di chiusura delle scuole?

Quali e quanti sono gli interventi finalizzati alla riorganizzazione dei trasporti urbani ed interurbani, attraverso l’incremento delle flotte di automezzi, anche con il coinvolgimento di autotrasportatori privati (soprattutto quelli del comparto turistico, al momento inattivi), combinato con turnazioni alternate nel mondo del lavoro e della scuola?

Quale contributo abbiamo chiesto in termini di solidarietà ai percettori (giovani e forti) del reddito di cittadinanza, per esempio nell’assistenza alle persone bisognose di aiuto nel periodo del lockdown ovvero nell’opera di moral suasion verso i frequentatori delle movide ovvero luoghi di eccessivo concentramento di persone?

Niente di tutto questo, ma solo parole, parole, parole.

Ora siamo al coprifuoco, couvre-feu come dicono i francesi; alle ore 18,00 di ogni giorno si ferma tutto (o quasi), ma non si può dire. Così come ‘’si raccomanda  vivamente di non uscire’’, perchè è stato assicurato: ‘’niente più lockdown’’.

La situazione è drammatica e non c’è più tempo per i sofismi, ciascuno di noi deve fare la propria parte, ma soprattutto a livello politico occorre ricercare un momento di concertazione, congelando – almeno per il momento – le posizioni di ciascuno schieramento, verso un linea condivisa nell’interesse generale della collettività che rappresentano, anche per evitare di alimentare i disordini di natura sociale che hanno già cominciato a prendere piede in varie parti del Paese.

Foto: immagini di repertorio Internet


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