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12
Set

“Il Gargano tra storia e leggenda – Un viaggio affascinante tra masserie, grotte e torri costiere” di Alfonso Chiaromonte

Un articolo di Lorenzo Bove

La sera dello scorso 2 agosto 2025, alle ore 20,30, si è tenuta a Poggio Imperiale, nella piazzetta San Pio X, adiacente alla Chiesa Parrocchiale, la presentazione dell’interessante libro di Alfonso Chiaromonte dal titolo “Il Gargano tra storia e leggenda – Un viaggio affascinante tra masserie, grotte e torri costiere”, Edizioni del Poggio, maggio 2025.

In verità sono tre gli ultimi libri scritti dall’amico Alfonso, fra i tanti che l’autore ha finora pubblicato a partire dal 1997 e fino a tutto il 2025.

Ed eccoli:

  • “Parole della Terra – Viaggio nei Dialetti d’Italia”, Edizioni del Poggio, novembre 2024;
  • “Lo specchio dell’anima”, Edizioni del Poggio, dicembre 2024;
  • “Il Gargano tra storia e leggende – Un viaggio affascinante tra masserie, grotte e torri costiere”, Edizioni del Poggio, maggio 2025.

Il primo e il terzo di quest’ultima terna di libri sono due interessanti lavori che integrano ed accrescono la conoscenza delle materie di studio e di analisi dell’autore medesimo, corroborando [1], in qualche modo, il suo stile per quanto attiene la narrazione – in prosa – della storia del territorio e più in particolare del suo paese di origine, Poggio Imperiale, nell’Alto Tavoliere, in terra di Capitanata, alle porte del Gargano, nonché la riscoperta delle tradizioni popolari e la valorizzazione del dialetto, che rappresentano le radici di un popolo, della nostra gente, la cui conoscenza è conditio sine qua non [2] per la sua crescita e la sua evoluzione.

Il secondo libro, dal titolo “Lo specchio dell’anima”, è invece una raccolta di poesie, con le quali Alfonso Chiaromonte ci svela – in versi – la sua “autobiografia dello spirito”, mettendo a nudo i suoi sentimenti più profondi.

Momenti di gioia infranti da altrettanti momenti di tristezza: la felicità, l’amore, la perdita, il dolore, la mancanza, la rassegnazione, la speranza (che è sempre l’ultima a morire).

Uno spartito denso di note musicali che fanno vibrare le corde dei cuori più sensibili, portando in alto verso il cielo armoniose melodie.

Riporto, qui di seguito ed in ordine cronologico, le “quarte di copertina” di ciascuno dei tre libri:

“Parole della Terra – Viaggio nei Dialetti d’Italia”, Edizioni del Poggio, novembre 2024

“Con questo nuovo saggio desidero aggiungere qualche altro tassello per completare meglio l’argomento sul dialetto e far conoscere nuovi particolari.

Mi preme infatti evidenziare che le singole iniziative paesane alla trascrizione del proprio dialetto sono sempre lodevoli. Esse, però, se effettuate senza un superiore coordinamento, possono portare ad una torre di Babele di scritture che non aiuteranno alla comprensione dei lettori.

È necessario, invece, seguire dei criteri generali di trascrizione che diano una convenzione più adatta per un più ampio riscontro.

Sarebbe bello se si potesse inserire un’ora sola settimanale di insegnamento nelle nostre scuole per recuperare tanta ricchezza che solo il dialetto sa trasmettere.

Studiando un’ora alla settimana questa lingua secondaria, che poi tanto secondaria non è, la si può apprendere perfettamente, malgrado l’alto grado di similitudine con la lingua principale”.

“Lo specchio dell’anima”, Edizioni del Poggio, dicembre 2024

“’Lo specchio dell’anima’ è un viaggio nel proprio vissuto, un’autobiografia dello spirito che genera versi commoventi, indimenticabili, ispirati dai valori che generano affetti familiari, fondamentali, che, come per magia, si ergono a valori universali da vivere in ogni istante del percorso terreno con la gioia dell’amore.

Per il poeta la famiglia è il pilastro su cui costruire un mondo migliore, più umano, e ‘Lo specchio dell’anima’ è un’esaltazione dell’amore, della famiglia, della solidarietà, cardini di una vita che si sviluppa anche in assenza di alcuni protagonisti partiti per un viaggio senza ritorno, ma pur sempre presenti nella mente e nel cuore dei propri cari”.

“Il Gargano tra storia e leggenda – Un viaggio affascinante tra masserie, grotte e torri costiere”, Edizioni del Poggio, maggio 2025

“Già prima dell’anno Mille, il Gargano è stato per secoli un territorio conteso dalle maggiori potenze.

La ricchezza di vegetazione, fauna e dei pascoli nell’economia della pastorizia, la sua posizione strategica nella navigazione dell’Adriatico ne hanno segnato le vicende, come i nomi delle contrade ancora ricordano. I tratturi tra le terre del nord della Puglia e il resto d’Italia hanno portato a mescolarsi genti diverse, lasciandoci tesori di tradizioni vitali, monumenti dimenticati, oggi spariti tra laghi, foreste e corsi d’acqua.

In questo libro vengono raccontate le vicende che hanno portato a costruire fortificazioni, chiese e monasteri tra coste e alture, modellando una terra in cui le popolazioni hanno combattuto, sofferto e vissuto contro le avversità naturali e quelle umane”.

_______________

[1] Corroborare: v. tr. [dal lat. corroborare, der. di robur – bŏris «rovere; forza»]. Dare forza, vigore, fortificare, rinvigorire; rendere più valido o credibile o attendibile, avvalorare;  riacquistare forza, vigore. [da Treccani on line]

[2] Conditio sine qua non: Condizione indispensabile al raggiungimento di un accordo o per mandare a effetto un proposito. [da Treccani on line]

Locandina della presentazione
14
Apr

U scijore de prezzecocche

Lorenzo Bove

U scijore de prezecocche

 Dal manoscritto di Antonietta Chiaromonte

Un nuovo libro di Lorenzo Bove sui detti, proverbi e modi di dire del dialetto Tarnuèse (degli abitanti di Tarranòve), Poggio Imperiale in provincia di Foggia, perché “Lasciare che il tempo e l’incuria della gente permetta che le opere del passato, le gesta dei popoli antichi, gli usi e i costumi, le usanze e le tradizioni finiscano con l’essere a poco a poco coperti dalla polvere dell’oblio, fino a svanire inesorabilmente dalla mappa delle umane conoscenze, rappresenta davvero un crudele destino” (Cfr. Lorenzo Bove, ‘Ddummànne a l’acquarùle se l’acqu’è fréscijche’. Detti, motti, proverbi e modi di dire tarnuése. Edizioni del Poggio, 2008, Seconda Edizione, ristampa 2010)

Dalla quarta di copertina:

«Detti, motti, proverbi e modi di dire, nonché filastrocche, di Tarranòve, un piccolo Borgo dell’Alto Tavoliere, in terra di Capitanata, sorto verso la metà del 1700, annotati nel tempo e con molta pazienza da Antonietta Chiaromonte, giorno dopo giorno su di un quadernetto a quadretti, onde evitare che alcuni termini potessero svanire dalla memoria, e gelosamente custoditi.

E, poi, la scintilla del sacro fuoco delle emozioni, che ti porta a credere nelle cose che stai facendo, ritenendole giuste ed utili non per fini meramente personali, o per pura autoreferenzialità, bensì come contributo di conoscenza per le future generazioni, ritenendo che proprio quella della conoscenza sia la strada migliore per potere affrontare con cognizione di causa le situazioni presenti e future.

Le emozioni sono alla base di tutti i sentimenti e sono universali per tutti gli esseri umani.

Il sentimento è un’emozione pensata, ragionata; è la presa di coscienza dell’emozione che lo genera.

L’arte è un linguaggio potente che permette di esprimere e comunicare emozioni in modo unico ed evocativo.

Il dialetto, i detti, i motti, i proverbi e modi di dire, nonché le filastrocche, fanno parte, a pieno titolo, del patrimonio immateriale dell’umanità.

E così, con percepibile trepidazione da parte dell’interessata, quello ‘scrigno’ segreto è stato infine aperto, per condividerne il contenuto e consentire la sua rielaborazione in un testo organico ed ampiamente commentato, onde rendere maggiormente decifrabili, leggibili e comprensibili i termini dialettali tarnuìse riportati, e scoprire allo stesso tempo il loro significato e la loro possibile origine, sullo sfondo degli usi e costumi e delle tradizioni di questa piccola comunità».

LBSelfPublishing

Questo libro è autoprodotto e stampato per conto esclusivo dell’autore ‘in limited edition’ (in edizione limitata) ed è dedicato prevalentemente alla ristretta cerchia delle persone più care nonché agli appassionati di tradizioni e storia locale interessati.

È vietata la copia e la riproduzione in qualsiasi forma dei contenuti e delle immagini, nonché la loro pubblicazione se non autorizzata espressamente dall’autore medesimo.

Copyright © 2025 Lorenzo Bove

Tutti i diritti riservati.

lorenzo.bove@gmail.com

Stampato nel mese di marzo 2025 presso GR SERVICE Via Veneto, 21/23 35020 Due Carrare (PD) +39 049629967 info@gr-service.it

Inoltre, di questo libro è stato autoprodotto anche un eBook in formato digitale, che viene offerto gratuitamente in lettura su questo stesso Sito/Blog www.paginedipoggio.com alla Pagina:

EBOOK (scarica,sfoglia e leggi)

Copertina del libro
28
Nov

Il ricordo di un vecchio fornaio terranovese

E, così, anche Nicola, in questi giorni uggiosi di fine novembre ci ha lasciato.

L’ultimo fornaio terranovese verace, erede di una generazione di panificatori presenti a Poggio Imperiale da circa un secolo: Nicola Bonante, per tutti Necol’a Pastulle, per via del cognome della madre, Maria Bastulli, detta comunemente Mariapastulle, una donna d’altri tempi dal temperamento molto forte, la cui presenza nel panificio a volte quasi oscurava  quella del marito Angelo (Ijangelille), di indole mite e piuttosto bonaria.

Ed anche Nicola, il loro ultimogenito, aveva preso molto dalla madre, con il suo carattere apparentemente scostante, forse anche a causa della particolare tipologia di attività svolta (intere e lunghe nottate trascorse a preparare pagnotte di pane pugliese), senza sosta, in tutte le stagioni, d’inverno e d’estate, concedendosi solamente qualche mattinata della domenica al mare, durante la stagione estiva, per dedicarsi al suo svago preferito: la raccolta delle cozze, che amava gustare (crude, al naturale, con una spruzzatina di limone) direttamente sul posto, sugli scogli delle Pietre Nere di Marina di Lesina, con del pane e qualche bicchiere di vino (rosso), portati appositamente da casa, dispensando il resto del pescato ad amici e conoscenti. Amava la buona compagnia, nutriva la passione per la caccia e non disdegnava l’amore per l’orticello e la campagna. Ma amava soprattutto Giovanna, sua moglie e compagna di una vita, alla quale ci stringiamo in questo momento di dolore.

Conoscevo Nicola da sempre, per via del fatto che il suo “Forno da Nicola” (e prima ancora quello dei suoi genitori), in via De Cicco, era ubicato quasi di fronte alla casa dei miei genitori, e le nostre rispettive famiglie hanno sempre mantenuto un cordiale rapporto di buon vicinato.

E con un velo di rimpianto devo ora prendere atto che, con la sua inaspettata dipartita, l’amico Nicola porta via con sé anche un frammento dei ricordi della mia vita trascorsa a Poggio Imperiale.

La scorsa estate, in una calda mattinata di luglio, nel corso della nostra consueta chiacchierata al mare, sugli scogli di Punta Pietre Nere, gli ho accennato che  la sera del 4 agosto si sarebbe tenuta a Poggio Imperiale una manifestazione culturale pubblica per la presentazione del mio ultimo libro “Il cibo in terra di Capitanata e nel Gargano, tra storia, popolo e territorio – Tarranòve, pane e pemmedòre e arija bbòne” e che, per l’occasione, mi sarebbe piaciuta la sua presenza per un fattivo apporto di testimonianza, quale vecchio fornaio terranovese, facendo rivivere le usanze di un tempo, quando il Forno  rappresentava un punto di riferimento nevralgico per la popolazione.

Nicola Bonante, secondo da destra, durante l’intervento di Alfonso Chiaromonte

E abbiamo così provato a ripercorrere insieme, sulla base dei reciproci ricordi, quella consuetudine dei Tarnuìse  “de purtà u rote a u furne”, che  consisteva nel portare per la cottura al forno del paese la teglia preparata a casa propria, analogamente a quanto si faceva già per il pane e per le pizze con il pomodoro o con la cipolla. Al forno si portavano i “rote” di patate con agnello e lampascioni; di patate e torcinelli, salsiccia e salsiccia di fegato; di melanzane al forno; ma si portavano anche i poccellati, poperati, taralli, tarallucci, biscotti e “panettèlle” di San Biagio. Per ogni teglia infornata si pagava “‘a ’mburnatura” (l’infornatura) e, per evitare disguidi, ognuno aggiungeva nel proprio “rote” un segno di riconoscimento, che comunque non sempre bastava  per impedire scambi involontari, ma a volte anche provocati volutamente.

Qualche giorno dopo, superate le prime inevitabili titubanze, Nicola mi confermò  la sua partecipazione alla presentazione del libro.

E, quella sera, nei giardinetti di via Attilio Lombardi, appositamente allestititi per l’occasione, Nicola ha intrattenuto il pubblico con il racconto di alcuni divertenti aneddoti tratti dalla propria esperienza di vita vissuta nel Forno, già ai tempi dei suoi genitori, facendo varcare con la mente, ai convenuti, i limiti del tempo, con un appassionato salto a ritroso nel passato del borgo di Poggio Imperiale.

I calorosi applausi e il livello di coinvolgimento dei terranovesi presenti hanno attestato il piacevole grado di apprezzamento delle sue interessanti testimonianze.

Grazie Nicola!

Ed è così, semplicemente così che ti vogliamo ricordare.

Foto di repertorio della serata

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