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U scijore de prezzecocche

Lorenzo Bove
U scijore de prezecocche
Dal manoscritto di Antonietta Chiaromonte
Un nuovo libro di Lorenzo Bove sui detti, proverbi e modi di dire del dialetto Tarnuèse (degli abitanti di Tarranòve), Poggio Imperiale in provincia di Foggia, perché “Lasciare che il tempo e l’incuria della gente permetta che le opere del passato, le gesta dei popoli antichi, gli usi e i costumi, le usanze e le tradizioni finiscano con l’essere a poco a poco coperti dalla polvere dell’oblio, fino a svanire inesorabilmente dalla mappa delle umane conoscenze, rappresenta davvero un crudele destino” (Cfr. Lorenzo Bove, ‘Ddummànne a l’acquarùle se l’acqu’è fréscijche’. Detti, motti, proverbi e modi di dire tarnuése. Edizioni del Poggio, 2008, Seconda Edizione, ristampa 2010)
Dalla quarta di copertina:
«Detti, motti, proverbi e modi di dire, nonché filastrocche, di Tarranòve, un piccolo Borgo dell’Alto Tavoliere, in terra di Capitanata, sorto verso la metà del 1700, annotati nel tempo e con molta pazienza da Antonietta Chiaromonte, giorno dopo giorno su di un quadernetto a quadretti, onde evitare che alcuni termini potessero svanire dalla memoria, e gelosamente custoditi.
E, poi, la scintilla del sacro fuoco delle emozioni, che ti porta a credere nelle cose che stai facendo, ritenendole giuste ed utili non per fini meramente personali, o per pura autoreferenzialità, bensì come contributo di conoscenza per le future generazioni, ritenendo che proprio quella della conoscenza sia la strada migliore per potere affrontare con cognizione di causa le situazioni presenti e future.
Le emozioni sono alla base di tutti i sentimenti e sono universali per tutti gli esseri umani.
Il sentimento è un’emozione pensata, ragionata; è la presa di coscienza dell’emozione che lo genera.
L’arte è un linguaggio potente che permette di esprimere e comunicare emozioni in modo unico ed evocativo.
Il dialetto, i detti, i motti, i proverbi e modi di dire, nonché le filastrocche, fanno parte, a pieno titolo, del patrimonio immateriale dell’umanità.
E così, con percepibile trepidazione da parte dell’interessata, quello ‘scrigno’ segreto è stato infine aperto, per condividerne il contenuto e consentire la sua rielaborazione in un testo organico ed ampiamente commentato, onde rendere maggiormente decifrabili, leggibili e comprensibili i termini dialettali tarnuìse riportati, e scoprire allo stesso tempo il loro significato e la loro possibile origine, sullo sfondo degli usi e costumi e delle tradizioni di questa piccola comunità».

Questo libro è autoprodotto e stampato per conto esclusivo dell’autore ‘in limited edition’ (in edizione limitata) ed è dedicato prevalentemente alla ristretta cerchia delle persone più care nonché agli appassionati di tradizioni e storia locale interessati.
È vietata la copia e la riproduzione in qualsiasi forma dei contenuti e delle immagini, nonché la loro pubblicazione se non autorizzata espressamente dall’autore medesimo.
Copyright © 2025 Lorenzo Bove
Tutti i diritti riservati.
Stampato nel mese di marzo 2025 presso GR SERVICE Via Veneto, 21/23 35020 Due Carrare (PD) +39 049629967 info@gr-service.it
Inoltre, di questo libro è stato autoprodotto anche un eBook in formato digitale, che viene offerto gratuitamente in lettura su questo stesso Sito/Blog www.paginedipoggio.com alla Pagina:
EBOOK (scarica,sfoglia e leggi)

Il ricordo di un vecchio fornaio terranovese

E, così, anche Nicola, in questi giorni uggiosi di fine novembre ci ha lasciato.
L’ultimo fornaio terranovese verace, erede di una generazione di panificatori presenti a Poggio Imperiale da circa un secolo: Nicola Bonante, per tutti Necol’a Pastulle, per via del cognome della madre, Maria Bastulli, detta comunemente Mariapastulle, una donna d’altri tempi dal temperamento molto forte, la cui presenza nel panificio a volte quasi oscurava quella del marito Angelo (Ijangelille), di indole mite e piuttosto bonaria.
Ed anche Nicola, il loro ultimogenito, aveva preso molto dalla madre, con il suo carattere apparentemente scostante, forse anche a causa della particolare tipologia di attività svolta (intere e lunghe nottate trascorse a preparare pagnotte di pane pugliese), senza sosta, in tutte le stagioni, d’inverno e d’estate, concedendosi solamente qualche mattinata della domenica al mare, durante la stagione estiva, per dedicarsi al suo svago preferito: la raccolta delle cozze, che amava gustare (crude, al naturale, con una spruzzatina di limone) direttamente sul posto, sugli scogli delle Pietre Nere di Marina di Lesina, con del pane e qualche bicchiere di vino (rosso), portati appositamente da casa, dispensando il resto del pescato ad amici e conoscenti. Amava la buona compagnia, nutriva la passione per la caccia e non disdegnava l’amore per l’orticello e la campagna. Ma amava soprattutto Giovanna, sua moglie e compagna di una vita, alla quale ci stringiamo in questo momento di dolore.
Conoscevo Nicola da sempre, per via del fatto che il suo “Forno da Nicola” (e prima ancora quello dei suoi genitori), in via De Cicco, era ubicato quasi di fronte alla casa dei miei genitori, e le nostre rispettive famiglie hanno sempre mantenuto un cordiale rapporto di buon vicinato.
E con un velo di rimpianto devo ora prendere atto che, con la sua inaspettata dipartita, l’amico Nicola porta via con sé anche un frammento dei ricordi della mia vita trascorsa a Poggio Imperiale.
La scorsa estate, in una calda mattinata di luglio, nel corso della nostra consueta chiacchierata al mare, sugli scogli di Punta Pietre Nere, gli ho accennato che la sera del 4 agosto si sarebbe tenuta a Poggio Imperiale una manifestazione culturale pubblica per la presentazione del mio ultimo libro “Il cibo in terra di Capitanata e nel Gargano, tra storia, popolo e territorio – Tarranòve, pane e pemmedòre e arija bbòne” e che, per l’occasione, mi sarebbe piaciuta la sua presenza per un fattivo apporto di testimonianza, quale vecchio fornaio terranovese, facendo rivivere le usanze di un tempo, quando il Forno rappresentava un punto di riferimento nevralgico per la popolazione.

Nicola Bonante, secondo da destra, durante l’intervento di Alfonso Chiaromonte
E abbiamo così provato a ripercorrere insieme, sulla base dei reciproci ricordi, quella consuetudine dei Tarnuìse “de purtà u rote a u furne”, che consisteva nel portare per la cottura al forno del paese la teglia preparata a casa propria, analogamente a quanto si faceva già per il pane e per le pizze con il pomodoro o con la cipolla. Al forno si portavano i “rote” di patate con agnello e lampascioni; di patate e torcinelli, salsiccia e salsiccia di fegato; di melanzane al forno; ma si portavano anche i poccellati, poperati, taralli, tarallucci, biscotti e “panettèlle” di San Biagio. Per ogni teglia infornata si pagava “‘a ’mburnatura” (l’infornatura) e, per evitare disguidi, ognuno aggiungeva nel proprio “rote” un segno di riconoscimento, che comunque non sempre bastava per impedire scambi involontari, ma a volte anche provocati volutamente.
Qualche giorno dopo, superate le prime inevitabili titubanze, Nicola mi confermò la sua partecipazione alla presentazione del libro.
E, quella sera, nei giardinetti di via Attilio Lombardi, appositamente allestititi per l’occasione, Nicola ha intrattenuto il pubblico con il racconto di alcuni divertenti aneddoti tratti dalla propria esperienza di vita vissuta nel Forno, già ai tempi dei suoi genitori, facendo varcare con la mente, ai convenuti, i limiti del tempo, con un appassionato salto a ritroso nel passato del borgo di Poggio Imperiale.
I calorosi applausi e il livello di coinvolgimento dei terranovesi presenti hanno attestato il piacevole grado di apprezzamento delle sue interessanti testimonianze.
Grazie Nicola!
Ed è così, semplicemente così che ti vogliamo ricordare.
Foto di repertorio della serata