25
Apr

Ancora migranti annegati in mare

Li hanno lasciati morire in mare, al largo della Libia; centotrenta persone su un gommone in cammino verso la salvezza, provenienti dalla miseria, la fame, la schiavitù e la guerra.

Sos Mediterranée ha diffuso la foto di un cadavere che galleggia in mare, ancora avvinto ad un salvagente. Un’immagine straziante: si percepisce che l’uomo, con addosso ancora una giacca a vento con cappuccio, non è annegato, ma è morto di stenti e probabilmente di ipotermia (di freddo) per la lunga e inutile attesa dei soccorsi mai arrivati.

Centotrenta persone, uomini, donne e bambini che vanno a sommarsi alle tante, tantissime vittime di questa lunga e continua ostilità nel riconoscere lo status di rifugiato da parte dei Paesi che godono di benessere, che a volte sfiora o addirittura supera il superfluo.

Pensiamo per un attimo ai nostri connazionali di un tempo, costretti ad emigrare molte volte clandestinamente per sfuggire alla fame e alle angherie e allo sfruttamento ai quali erano sottoposti nella propria terra di origine. E meditiamo sulle sofferenze, umiliazioni, angosce e tormenti che hanno dovuto patire. Noi oggigiorno ci copriamo gli occhi e ci turiamo le orecchie per non raccogliere quelle grida di disperazione che ci giungono da quei poveri cristi che chiedono al mondo cosiddetto evoluto solamente di esistere come persone e non come bestie. Grida senza ascolto!

Dar da mangiare agli affamati

Vestire gli ignudi

Alloggiare i pellegrini

Sono solo alcuni dei principi che si ispirano agli insegnamenti lasciatici in eredità da Gesù Cristo, ma ritengo che essi rappresentino il minimo etico che deve sussistere alla base della convivenza civile universale, al di là delle fede da ciascuno professata e dalla nazione di appartenenza.

E non scendo nei particolari per ricercare colpevoli del mancato salvataggio da parte della Libia, Malta o della nostra benamata Patria, ma leggo dai giornali che il gommone si trovava in acque internazionali e Alarm Phone, il centralino civile che raccoglie gli Esse O Esse (Sos), aveva lanciato l’allarme mercoledì scorso (23 aprile 2021) alle 14,00.

In oltre 24 ore né Frontex né la Guardia costiera libica si sono mosse, e nemmeno un mezzo militare italiano si è fatto vivo. “Li hanno lasciati morire”, dicono dall’Oim, l’Agenzia Onu per i migranti.

Immaginiamo il panico sul gommone rovesciato, la disperazione di quei poveretti che hanno visto la morte sopraggiungere, inerti e senza speranze di salvezza.

Il Papa ha detto oggi,  proprio a proposito dei migranti morti in mare, che  “è il momento della vergogna; vi confesso che sono molto addolorato per la tragedia che ancora una volta si è consumata nei giorni scorsi nel Mediterraneo: 130 migranti sono morti in mare. Sono persone, sono vite umane che per due giorni interi hanno implorato invano aiuto: un aiuto che non è arrivato”. Così il Papa durante il Regina Caeli in piazza San Pietro.

Il Pontefice ha poi aggiunto: “Fratelli e sorelle, interroghiamoci tutti su questa ennesima tragedia.  Preghiamo per questi fratelli e  sorelle e per tanti che continuano a morire in questi drammatici viaggi. Anche preghiamo per coloro che possono aiutare, ma preferiscono guardare da un’altra parte. Preghiamo in silenzio per loro”.

I soccorritori, arrivati tardivamente, si sono trovati in mezzo a un mare di cadaveri. Quelle persone si potevano salvare; c’è una responsabilità politica dell’Europa che in questi frangenti si presenta divisa, anziché compatta come dovrebbe.

Il rispetto dei diritti umani è un valore non negoziabile.


Foto di repertorio

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