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7
Nov

Il Sito Archeologico dell’Isolotto di San Clemente

 

Il Sito Archeologico dell’Isolotto di San Clemente nel Lago di Lesina è visibile e raggiungibile a piedi, sin dall’estate 2016, attraverso una suggestiva e comoda  passerella che lo collega alla terraferma sul lungolago di Lesina.

 

Una bella passeggiata, anche in notturna  – se si vuole – considerato che il complesso è sufficientemente illuminato, per ammirare un panorama davvero avvincente, sia sotto il profilo paesaggistico e sia dal punto di vista storico e geografico.

L’isolotto del “mistero”, non solo per gli abitanti di Lesina, ma anche per molte altre persone che, come me, nato a Poggio Imperiale a  pochi chilometri di distanza, hanno sognato e immaginato negli anni della loro fanciullezza, l’esistenza di una città sommersa dalle acque in occasione di un tremendo terremoto e maremoto che avrebbe inondato completamente la preesistente antica città, della quale la sola croce posta alla sommità del campanile della Chiesa di San Clemente fosse rimasta visibile, a pelo d’acqua.

Quanti racconti fantasiosi sono nati intorno all’origine dell’isolotto e quante emozioni, di volta in volta, essi suscitavano in noi ragazzi di un tempo lontano, suggestionati un po’ forse anche dalle avventure fantastiche narrate da  Giulio Verne  in “Ventimila leghe sotto i mari”, che contribuivano non poco ad accendere e stimolare la nostra immaginazione.

Oggi che le moderne tecnologie consentono di avviare e portare avanti ricerche archeologiche approfondite che, il più delle volte, permettono di approdare a risultati tangibili, possiamo finalmente prendere atto che l’arcano “mistero” è stato finalmente svelato.

Sicuramente eventi catastrofici, come terremoti e maremoti, hanno modificato l’assetto del territorio, trasformando la preesistente laguna aperta (tipo golfo) in laguna chiusa da un istmo (Isola del Bosco); e sicuramente il sito interessato dall’isolotto, in origine faceva parte di un promontorio prospiciente la laguna stessa. L’insediamento, collocabile all’età classica, riguarderebbe, per lo più, una villa-peschiera romana. Le tracce di strutture murarie ed i reperti relativi a frammenti ceramici e vasi parzialmente integri, rilevano la presenza di uno storico stabilimento per la produzione del “Garum” (1), una sorta di salsa di pesce ottenuta dalla lavorazione delle interiora lasciate macerare all’interno delle vasche sotto il sole e grazie al calore delle fornaci: un prelibato prodotto che veniva esportato con navi, attraverso tutto il mediterraneo, in anfore (2) del tipo “Dressel” (3). E pare che gli antichi romani ne fossero molto ghiotti.

E, dunque, per il momento, ancora nessuna città sommersa è venuta alla luce … e per quanto riguarda la presenza della “Croce” in mezzo lago … nessuna traccia della Chiesa di San Clemente!

La Croce è senz’altro opera degli abitanti di Lesina e dei suoi antichi pescatori che, per “devozione”, hanno voluto erigere questo segno tangibile della loro fede.

Ma noi ragazzi di un tempo, ed ora attempati e maturi ultrasettantenni, continueremo a sognare una città sommersa … che seguita a sopravvivere  in eterno, avvolta nel suo alone di “mistero”!

Qui di seguito vengono riportate le informazioni relative al Sito Archeologico dell’Isolotto di San Clemente, così come risultano dalla cartellonistica apposta lungo il percorso delle visite.

“” LESINA isolotto di San Clemente (Unione Europea – Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – Regione Puglia)

Inquadramento Geografico del Sito

Sei all’interno del Lago di Lesina, in Latino Pantanus, un bacino lacustro salmastro situato a Nord della Puglia, tra il Tavoliere della Puglia e in Promontorio del Gargano.

Mediante due canali la laguna comunica con il mare, da cui la separa una duna, il Bosco Isola.

Dallo studio cartografico storico del XVII sec. D.C. abbiamo notizie dello tsunami che colpì la laguna nel 1627.

Il sistema lagunare era all’epoca aperto rispetto al mare semi – aperto. Attualmente la laguna di Lesina ti appare come un sistema chiuso rispetto al mare, tuttavia dallo studio della cartografia antica emerge che, il rapporto tra bacino idrografico lagunare ed il mare Adriatico, non è rimasto immutato nel tempo. Eventi catastrofici come terremoti e tsunami, ne hanno infatti modificato l’aspetto.

All’interno di questo bacino idrografico, a circa 400 m. a Nord dall’abitato di Lesina, puoi ammirare un importante sito archeologico, presso un piccolo isolotto lacustre, meglio noto con il nome di Isolotto di San Clemente (donde il nome attribuito anche al sito). L’isolotto in origine faceva parte di un promontorio prospiciente la laguna.

Qui una prima campagna di scavo fu condotta tra il 1999 e il 2000, in questa sede vennero messi in evidenza sia livelli di battuto e strutture murarie, interpretate come resti di un’antica villa-peschiera di età romana; sia frammenti ceramici e vasi parzialmente integri, interpretati ancora una volta come reperti relativi ad una frequentazione antropica del sito collocabile all’età classica.

Le informazioni provenienti da questa campagna di scavo, seppure esigue, hanno tuttavia creato il presupposto per la ripresa dei lavori in situ.

Comune di Lesina

Sito Archeologico

Villa Romana II sec. d.C.

(ruderi)

GARUM

In questo storico stabilimento si provvedeva alla trasformazione della materia prima nel GARUM.

Si trattava di salsa di pesce, ottenuta dalla lavorazione delle interiora, lasciate macerare all’interno delle vasche, sotto il sole e grazie al calore delle fornaci. Questo prodotto veniva esportato con navi, attraverso tutto il mediterraneo, in Anfore del tipo DRESSEL “”

Note

(1) Garum (Enciclopedia Treccani): “Era una salsa di pesce usata dai Romani che ne erano molto ghiotti e la adoperavano in molti modi. Si preparava buttando in un recipiente le interiora dei pesci che si volevano adoperare e mescolandovi pezzi di pesci o pesci minuti; si otteneva così il liquamen, una poltiglia che si esponeva, affinché fermentasse, al sole, rivoltandola più volte. Quando la parte liquida si era molto ridotta, s’immergeva in un recipiente pieno di liquamen un cestino; il liquido che vi filtrava dentro era garum, e veniva conservato in anfore nelle cantine. Il garum era carissimo; ve n’erano molti centri di produzione; il più fine veniva dalla Spagna”.

(2) Nel mondo antico le principali derrate alimentari (olio, vino, salse di pesce) furono oggetto di particolari attenzioni perchè erano di vitale importanza per le varie popolazioni, sia quelle produttrici che quelle consumatrici. La città di Roma, ad esempio, in epoca imperiale veniva, per la maggior parte, mantenuta dai prodotti che giungevano dalle varie regioni dell’Impero: grano dall’Africa, olio e salse di pesce dalla Spagna, vino dall’Italia, dalla Grecia e dalla Francia. Ecco la descrizione del flusso di navi mercantili ad Ostia, porto di Roma, lasciata da Elio Aristide nel II sec. d.C.: “Durante tutto l’anno, dopo ogni raccolto, arrivavano così tante navi che trasportavano carichi provenienti da ogni dove, che la città sembrava il magazzino del mondo… è incredibile come il mare, per non parlare del porto, sia abbastanza grande per tutte queste navi mercantili”. I contenitori alimentari tipici per i trasporti marittimi e fluviali in epoca romana furono le anfore. L’anfora è un manufatto eseguito a tornio in parti separate – corpo, collo / orlo, puntale, anse – poi assemblate fra loro fintantochè l’argilla è ancora malleabile. L’oggetto quindi viene fatto seccare in luogo aerato e poi cotto in una fornace …” (http://www.centuriazione.it/quaderni_win.asp?id=162)

(3) “Il primo studioso di questi recipienti fu, nel 1872, Heinrich Dressel. Studiando i cocci presenti sulla collina romana nota come monte Testaccio, antica discarica di questi contenitori, cominciò a catalogare e datare le anfore romane” (https://it.wikipedia.org/wiki/Anfora).

Foto di Lorenzo Bove

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