28
Nov

Il ricordo di un vecchio fornaio terranovese

E, così, anche Nicola, in questi giorni uggiosi di fine novembre ci ha lasciato.

L’ultimo fornaio terranovese verace, erede di una generazione di panificatori presenti a Poggio Imperiale da circa un secolo: Nicola Bonante, per tutti Necol’a Pastulle, per via del cognome della madre, Maria Bastulli, detta comunemente Mariapastulle, una donna d’altri tempi dal temperamento molto forte, la cui presenza nel panificio a volte quasi oscurava  quella del marito Angelo (Ijangelille), di indole mite e piuttosto bonaria.

Ed anche Nicola, il loro ultimogenito, aveva preso molto dalla madre, con il suo carattere apparentemente scostante, forse anche a causa della particolare tipologia di attività svolta (intere e lunghe nottate trascorse a preparare pagnotte di pane pugliese), senza sosta, in tutte le stagioni, d’inverno e d’estate, concedendosi solamente qualche mattinata della domenica al mare, durante la stagione estiva, per dedicarsi al suo svago preferito: la raccolta delle cozze, che amava gustare (crude, al naturale, con una spruzzatina di limone) direttamente sul posto, sugli scogli delle Pietre Nere di Marina di Lesina, con del pane e qualche bicchiere di vino (rosso), portati appositamente da casa, dispensando il resto del pescato ad amici e conoscenti. Amava la buona compagnia, nutriva la passione per la caccia e non disdegnava l’amore per l’orticello e la campagna. Ma amava soprattutto Giovanna, sua moglie e compagna di una vita, alla quale ci stringiamo in questo momento di dolore.

Conoscevo Nicola da sempre, per via del fatto che il suo “Forno da Nicola” (e prima ancora quello dei suoi genitori), in via De Cicco, era ubicato quasi di fronte alla casa dei miei genitori, e le nostre rispettive famiglie hanno sempre mantenuto un cordiale rapporto di buon vicinato.

E con un velo di rimpianto devo ora prendere atto che, con la sua inaspettata dipartita, l’amico Nicola porta via con sé anche un frammento dei ricordi della mia vita trascorsa a Poggio Imperiale.

La scorsa estate, in una calda mattinata di luglio, nel corso della nostra consueta chiacchierata al mare, sugli scogli di Punta Pietre Nere, gli ho accennato che  la sera del 4 agosto si sarebbe tenuta a Poggio Imperiale una manifestazione culturale pubblica per la presentazione del mio ultimo libro “Il cibo in terra di Capitanata e nel Gargano, tra storia, popolo e territorio – Tarranòve, pane e pemmedòre e arija bbòne” e che, per l’occasione, mi sarebbe piaciuta la sua presenza per un fattivo apporto di testimonianza, quale vecchio fornaio terranovese, facendo rivivere le usanze di un tempo, quando il Forno  rappresentava un punto di riferimento nevralgico per la popolazione.

Nicola Bonante, secondo da destra, durante l’intervento di Alfonso Chiaromonte

E abbiamo così provato a ripercorrere insieme, sulla base dei reciproci ricordi, quella consuetudine dei Tarnuìse  “de purtà u rote a u furne”, che  consisteva nel portare per la cottura al forno del paese la teglia preparata a casa propria, analogamente a quanto si faceva già per il pane e per le pizze con il pomodoro o con la cipolla. Al forno si portavano i “rote” di patate con agnello e lampascioni; di patate e torcinelli, salsiccia e salsiccia di fegato; di melanzane al forno; ma si portavano anche i poccellati, poperati, taralli, tarallucci, biscotti e “panettèlle” di San Biagio. Per ogni teglia infornata si pagava “‘a ’mburnatura” (l’infornatura) e, per evitare disguidi, ognuno aggiungeva nel proprio “rote” un segno di riconoscimento, che comunque non sempre bastava  per impedire scambi involontari, ma a volte anche provocati volutamente.

Qualche giorno dopo, superate le prime inevitabili titubanze, Nicola mi confermò  la sua partecipazione alla presentazione del libro.

E, quella sera, nei giardinetti di via Attilio Lombardi, appositamente allestititi per l’occasione, Nicola ha intrattenuto il pubblico con il racconto di alcuni divertenti aneddoti tratti dalla propria esperienza di vita vissuta nel Forno, già ai tempi dei suoi genitori, facendo varcare con la mente, ai convenuti, i limiti del tempo, con un appassionato salto a ritroso nel passato del borgo di Poggio Imperiale.

I calorosi applausi e il livello di coinvolgimento dei terranovesi presenti hanno attestato il piacevole grado di apprezzamento delle sue interessanti testimonianze.

Grazie Nicola!

Ed è così, semplicemente così che ti vogliamo ricordare.

Foto di repertorio della serata


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