18
Apr

La croce di San Carlo e la reliquia del Santo Chiodo

Puntualmente, alle ore 20,45 dello scorso venerdi 15 aprile, ha avuto solennemente inizio nelle vie del centro di Sesto San Giovanni la “Via Crucis” con la croce di San Carlo contenente la reliquia del Santo Chiodo, guidata dal Cardinale Dionigi Tettamanzi Arcivescovo di Milano.

Numerosi i partecipanti che, in composta preghiera, hanno seguito la processione partita dalla Chiesa di San Giovanni in via Tino Savi e conclusasi nella piazza Petazzi antistante la Basilica di Santo Stefano, percorrendo via Fogagnolo, piazza della Repubblica, via Cesare da Sesto e via Dante.

Sulle finestre e sui balconi degli appartamenti lungo il tragitto della “Via Crucis”, tanti lumini accesi nella notte hanno contribuito a donare all’evento un’atmosfera spirituale di raccoglimento e di devozione.

Il Cardinale, accolto da tutto il clero della VII Zona Pastorale e dalle autorità civili e militari, è stato calorosamente salutato dalla folla esultante e dal sindaco della città di Sesto San Giovanni, Giorgio Oldrini, prima dell’inizio delle celebrazioni.

Alle sette soste della processione, corrispondenti alle “Sette Stazioni della Via Crucis”, ognuna delle quali caratterizzata dalla presenza di una croce e da una raffigurazione sacra, si sono svolti i riti della proclamazione della parola, della meditazione, dell’invocazione e dell’acclamazione, con canti processionali durante tutto il percorso.

La conclusione sulla piazza antistante la Basilica di Santo Stefano con l’omelia solenne dell’Arcivescovo e la Preghiera di San Carlo davanti al Crocifisso.

Infine i saluti finali e i ringraziamenti di rito da parte del Decano di Sesto San Giovanni, Don Giovanni Brigatti, Prevosto della Basilica di Santo Stefano.

Quest’anno, in occasione del quarto Centenario della Canonizzazione di San Carlo Borromeo, compatrono della Chiesa Ambrosiana, il Cardinale Tettamanzi ha inteso guidare la “Via Crucis” in ogni Zona Pastorale della Diocesi con la solenne “peregrinatio” della croce di San Carlo con la reliquia del Santo Chiodo, riproponendo così il gesto che il Santo Arcivescovo milanese volle compiere portando la croce per le vie della città e dei paesi della Diocesi, all’epoca flagellati dalla peste, per “mostrare” al popolo l’amore di Dio al quale affidarsi e nel quale riporre speranza in un tempo difficile, come anche quello che stiamo attraversando, spesso segnato dal dolore.

La prima “Via Crucis” si è svolta a Milano il giorno successivo all’inizio della Quaresima che secondo il rito Ambrosiano è iniziata Domenica 13 marzo scorso.

A Milano, dunque, alle ore 20,45 di lunedì 14 marzo, giorno del suo settantasettesimo compleanno, il Cardinale Dionigi Tettamanzi ha presieduto la solenne “Via Crucis” con la croce di San Carlo e la reliquia del Santo Chiodo.

E’ partita dalla Chiesa di San Fedele, nell’omonima piazza, percorrendo Piazza della Scala, Via Case Rotte, Largo Mattioli, Via Mons. Catena, Piazza Meda, Via S. Paolo e Corso Vittorio Emanuele, toccando alcuni luoghi simbolici della città, e si è conclusa in Duomo, dove, per iniziare con spirito di penitenza il cammino quaresimale, è stato compiuto l’antico e suggestivo rito dell’imposizione delle ceneri.

La “Via Crucis” nelle altre sei Zone Pastorali della Diocesi si è svolta poi, sempre alle ore 20,45, secondo il seguente calendario:

•Varese (zona II) venerdì 18 marzo presso la Basilica di San Vittore

•Monza (zona V) venerdì 25 marzo a Seveso presso la Parrocchia S. Pietro Martire

•Rho (zona IV) venerdì 1 aprile a Magenta presso la Parrocchia S. Martino

•Lecco (zona III) venerdì 8 aprile presso la Basilica di S. Nicolò

•Melegnano (zona VI) mercoledì 13 aprile a Busnago presso la Parrocchia S. Giovanni Evangelista

ed infine, in conclusione, a

•Sesto San Giovanni (Zona VII) venerdì 15 aprile presso la Basilica S. Stefano

Per seguire la “Via Crucis” a tutti partecipanti è stato offerto il sussidio “Quel chiodo grida che veramente Dio, in Cristo, riconcilia il mondo a sé”, un volumetto curato dal Centro Ambrosiano.

La croce di San Carlo contenente la reliquia del Santo Chiodo è arrivata in Basilica di S. Stefano a Sesto San Giovanni alle 11 del mattino di venerdi 15 aprile ed è rimasta esposta all’adorazione dei fedeli anche sabato 16 e domenica 17.

La reliquia, custodita in una teca trasparente incastonata nella croce, si presenta a forma di ganascia ad anello, tipico del “morso di cavallo”, con un chiodo ad esso congiunto.

Qualche notizia sul Santo Chiodo e la croce di San Carlo

Ogni anno nel Duomo di Milano una cerimonia dalle origini antichissime (oltre quattrocento anni) ricorda quando Sant’Ambrogio trovò uno dei chiodi della Croce.

Il 13 settembre di ogni anno, uno strano marchingegno con a bordo cinque canonici e l’Arcivescovo di Milano, sale fino a 45 metri d’altezza, grazie a un complesso sistema di argani elettrici e, giunto nella volta dell’abside del Duomo, permette di prelevare una custodia che contiene uno dei Chiodi della Crocifissione e un frammento della Croce.

Lo strano mezzo, che si chiama “Nivola”, sembra sia stato progettato da Leonardo (in origine era azionato da una ventina di uomini che si trovavano sul tetto della cattedrale) per permettere al Vescovo di raggiungere la Santa Reliquia e portarla in processione all’interno del Duomo. Nella sua forma attuale la “Nivola”, così come l’artistica croce che accoglie la teca del Santo Chiodo, risale all’epoca del Cardinal Carlo Borromeo: costituita da un ampio cesto in lamiera, avvolto da un rivestimento di tela e ornata di pitture che raffigurano angeli e cherubini avvolti in vaporose nubi (da qui “nivola” … da “nuvole”), fu dipinta dal Landriani nel 1612, e da allora fu più volte restaurata. Lungo tre metri e largo poco meno, il bizzaro «ascensore» pesa circa otto quintali. Eppure allo stupìto fedele par sempre di vedere innalzarsi una tenue voluta d’incenso.

La leggenda narra che il Santo Chiodo si trovi a Milano da molto tempo e sia stato ritrovato da Sant’Ambrogio.

In un caldo pomeriggio del quarto secolo, Ambrogio, già vescovo di Milano, girava per la città e, passando davanti alla bottega di un fabbro, fu attratto dal frastuono delle martellate. Entrato nell’umile bottega dell’artigiano, lo vide impegnato a cercare di piegare un piccolo pezzo di ferro. Il martello si abbatteva ripetutamente sul metallo incandescente, provocando una pioggia di scintille che rischiarava l’interno del negozio, ma i colpi non deformavano il piccolo oggetto.

Ambrogio stette ad osservare il lavoro affannoso del povero fabbro per diverso tempo. Il ferro veniva riposizionato nel braciere per l’ennesima volta, si scaldava fino a diventare incandescente e, tornato sull’incudine, veniva battuto dal maniscalco con tutta la forza che aveva; niente, il metallo non si sformava e il fabbro, sudato e imprecante, gettò a terra il martello.

Ambrogio si avvicinò all’uomo e chiese il permesso di esaminare l’oggetto: era un grosso chiodo ritorto, lungo poco più di una spanna.

Ambrogio impallidì: si trattava di uno dei quattro chiodi usati per crocifiggere Gesù. Da anni si erano perse le tracce di questo sacro oggetto e ora, senza che nessuno fosse in grado di spiegare come, ricompariva nella bottega di un umile fabbro.

Il Chiodo era stato smarrito dall’imperatore Costantino che lo aveva ricevuto in dono dalla madre Elena che aveva ritrovato tutti e quattro i Chiodi della Crocifissione, nel 326, a Gerusalemme (nello stesso anno, la madre di Costantino, aveva ritrovato le spoglie dei Re Magi).

Uno dei Chiodi era stato gettato in mare dalla stessa Elena per placare una tempesta che aveva colto la sua imbarcazione mentre attraversava l’Adriatico. I tre Chiodi rimanenti, entrati in possesso di Costantino, erano stati posizionati nel suo elmo, in una briglia e nel morso del cavallo, per scongiurare eventuali disgrazie. Inspiegabilmente, due reliquie scomparvero e, nonostante affannose ricerche e incredibili ricompense, non furono mai ritrovati, almeno fino al giorno in cui, il chiodo adattato a morso del cavallo, non ricomparve in una bottega di Milano.

Ambrogio fece immediatamente portare il Chiodo in Santa Tecla, la basilica estiva, dove rimase fino a quando la chiesa non venne abbattuta per fare posto alla costruzione del Duomo.

La prima processione del Santo Chiodo che si ricordi risale al 1576, quando, durante la peste, San Carlo portò la reliquia in processione dal Duomo alla chiesa di San Celso per implorare la fine dell’epidemia.

San Carlo aveva fatto appositamente costruire una croce di legno per portare il Santo Chiodo in processione, croce che oggi viene solitamente custodita nella chiesa parrocchiale di Trezzo d’Adda.


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