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Mag

Barocco Siciliano (seconda parte)

Il grande terremoto siciliano del 1693 danneggiò gravemente cinquantaquattro tra città e paesi, e ben 300 villaggi. L’epicentro del disastro fu nel Val di Noto (al maschile, perché si tratta di Vallo e non di Valle, come molti pensano), dove la città di Noto fu completamente rasa al suolo, mentre la città di Catania fu danneggiata in modo molto grave. Fu stimato che più di 100.000 persone persero la vita. Altre città che subirono gravi danni furono Ragusa, Modica, Scicli, Militello e Ispica. La ricostruzione iniziò quasi immediatamente. E la sontuosità dell’architettura che stava per sorgere dal disastro è connessa alla politica della Sicilia del tempo; la Sicilia era ancora ufficialmente sotto il controllo Spagnolo, ma in realtà era governata dalla sua aristocrazia locale.

L’aristocrazia condivideva il proprio potere con la Chiesa Cattolica e, questa, è una delle ragioni per cui, così tante Chiese Barocche e Monasteri, furono ricostruiti dopo il 1693 con tale lusso.

La frenesia edilizia guadagnò slancio finché l’architettura Barocca commissionata dagli aristocratici raggiunse il suo apice verso la metà del XVIII secolo.

Il nostro viaggio alla scoperta del Barocco Siciliano dunque continua.

Dopo la prima colazione, partiamo in auto da Catania alla volta di Siracusa; i paesaggi che si presentano ai nostri occhi lungo il percorso, spaziano da quello prettamente marino, con spiagge attrezzate o meno, a rigogliose  piantagioni di agrumi, in particolare arance e limoni.

Giunti a Siracusa ci portiamo presso la zona archeologica della città, che offre al visitatore scenari di indubbia singolarità: un vero tuffo nel lontano passato, che ci riporta ai fasti della Magna Grecia.

Cominciamo dal Teatro Greco, che venne costruito nel V sec a.C. e poi restaurato nel III sec. A.C. dai romani, che ne modificarono la forma da ferro di cavallo tipica dei teatri greci a semicerchio tipica di quelli romani. Il sito è in buono stato di manutenzione ed è possibile apprezzare ancora le maestose gradinate. Sovrasta il teatro una terrazza al centro della quale è posta la grotta artificiale del ninfeo. Dal 1914, ogni anno a maggio / giugno, il teatro ospita le rappresentazioni di teatro classico che attirano turisti da tutto il mondo.

Raggiungiamo poi le “Latomie” che, in origine, erano cave di pietra da cui si estraeva il materiale necessario per soddisfare la richiesta enorme di materiale da costruzione per templi ed opere murarie. Ma le Latomie servirono anche come prigioni ed in una di queste vennero rinchiusi i settemila prigionieri ateniesi sconfitti dai Siracusani nel 413 a.C. A Siracusa ci sono all’incirca 12 Latomie, tra le più interessanti quella del Paradiso con la grotta artificiale nota come “Orecchio di Dionisio”, con un’acustica che amplifica i suoni fino a 16 volte; ed è proprio qui che si sofferma la stragrande maggioranza dei visitatori, per provare di persona gli effetti dell’eco che si forma al suo interno. Appena dopo, la Grotta dei Cordari, detta così perché all’interno col favore dell’umidità, si lavorava la canapa per la produzione di corde.

Terminata la visita archeologica, ci avviamo in auto verso la parte più bassa di Siracusa, per raggiungere l’Isola di Ortigia, collegata con un comodo ponte, famosa per il suo Barocco.

Ma prima di portarci in centro, ci soffermiamo per una breve visita al Tempio di Apollo, costruito dai greci nel VI sec. A.C. Esso  presentava 17 colonne da un lato e 6 dall’altro, con una seconda fila interna di colonne più piccole sorreggenti molto probabilmente il tetto. Di tutto questo, oggi rimangono solamente dei tronconi e due delle colonne che lo circondavano. Nei secoli il tempio ha subito numerose trasformazioni e cambi di destinazione (chiesa bizantina, moschea araba, chiesa normanna, caserma spagnola). Su uno dei gradini laterali è incisa la dedica al Dio Apollo.

Raggiungiamo il centro storico di Ortigia e qui veniamo colpiti da una vera esplosione di Barocco Siciliano; il visitatore rimane veramente sbalordito dalla straordinaria bellezza artistica dei suoi palazzi e dei suoi monumenti.

Piazza Duomo, nel pieno centro dell’isola di Ortigia, è considerata – a giusta ragione – una delle piazze barocche più belle della Sicilia.

Il Duomo, sorto sui resti del Tempio di Athena, risalente al V a.C., nel tempo ha subito diverse trasformazioni fino a divenire basilica cristiana con la costruzione di una cinta muraria, l’apertura di archi sui lati, pavimento policromo, soffitto ligneo e campanile. L’attuale facciata barocca distrutta dal terremoto e successivamente ricostruita nella prima metà del ‘700 è la parte posteriore del tempio. Decorano il prospetto alcune statue del Marabitti, rispettivamente a sinistra, centro e destra, San Marziano, la Vergine del Piliere e Santa Lucia. Ai lati della gradinata San Pietro e San Paolo. All’interno sono ancora visibili le originarie colonne del tempio insieme tra le altre cose ad acquasantiere dell’800, alle cappelle del crocifisso, di Santa Lucia che accoglie il simulacro argenteo della Santa e del Sacramento, quest’ultima finemente affrescata da Agostino Scilla.

Sulla stupenda piazza del Duomo si affacciano palazzi barocchi degni di rilievo, tra i quali, il Palazzo arcivescovile del 1681 e il suo giardino pensile; il Palazzo Beneventano Del Bosco, progettato da Luciano Alì nel periodo 1779 – 1788, con balconi in ferro battuto e  curve ardite (il Palazzo ospitò l’ammiraglio inglese Horatio Nelson ai tempi delle guerre napoleoniche, nonché re Ferdinando I delle Due Sicilie); il Palazzo Senatorio del 1633, sede del Municipio, al di sotto del quale sono stati rinvenuti i resti dell’Artemision, un tempio ionico greco del VI secolo a.C.

In fondo alla piazza sorge infine la Chiesa di Santa Lucia alla Badia, nell’interno della quale è possibile ammirare la stupenda tela di Caravaggio raffigurante il “Seppellimento di Santa Lucia”, datata 1608; un imponente capolavoro che racconta la fine del martirio della Santa Patrona di Siracusa.

Dopo una pausa di ristoro, ripartiamo in auto alla volta del Val di Noto.

Ci portiamo, come prima meta, proprio nel centro abitato della città di Noto e cerchiamo di raggiungere a piedi il suo “salotto buono”,  quel centro storico che tutti le invidiano.

Noto, Capitale Europea del Barocco e Patrimonio dell’Unesco dal 2002, è una delle più belle città d’arte siciliane. Splendido il centro storico, dove si possono ammirare diversi monumenti civili e religiosi come S. Chiara, SS. Salvatore, Cattedrale S. Nicolò, Palazzo Ducezio, Via Nicolaci con gli incredibili balconi, Montevergini, S. Domenico, Fontana di Ercole e Teatro comunale.

Le vie della città sono intervallate da scenografiche piazze ed imponenti scalinate che raccordano terrazze e dislivelli. La unitaria ricostruzione produsse un tessuto urbano coerente e ricco di episodi architettonici. Venne utilizzata la tenera pietra locale, di colore tra il dorato e il rosato, riccamente intagliata. La ricostruzione avvenne unitariamente sotto la guida del Duca di Camastra che rappresentava a Noto il Vicerè spagnolo.

Ci concediamo un break nella lussosa pasticceria adiacente al Duomo per una granita alla mandorla, accompagnata da una squisita cassatina, e poi dritti di filata verso Modica, ultima tappa della giornata.

Insieme con il Val di Noto, nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO, vi è Modica, per il suo centro storico ricco di architetture barocche.

Modica ha dato i natali al Nobel per la letteratura (Stoccolma, 1959)  Salvatore Quasimodo e la sua casa natìa è meta di numerosi visitatori. Il Museo Civico conserva l’Ercole di Cafeo, uno statua bronzea di pregevole fattura del periodo ellenistico. Tra le tante bellezze, importanti sono la Chiesa di San Pietro, dedicata al Santo Patrono della Città, in stile tardo barocco e neo classico a Modica bassa, e l’imponente Duomo di San Giorgio, con la sua monumentale scalinata di 250 gradini a Modica alta, meraviglia del barocco siciliano, da qualunque prospettiva lo si guardi. Questa chiesa a 5 navate custodisce pregevoli opere come il polittico del XV secolo.

Al centro dell’enogastronomia locale, a Modena vi è sicuramente la produzione del cioccolato, per cui la Città è resa ormai famosa in tutto il mondo, con una produzione annua di circa due milioni e mezzo di tavolette.

Con la visita di Modica termina l’interessante e lungo tour della giornata.

Facciamo quindi ritorno in auto a Catania per la cena in un ristorantino tipico del centro storico e poi subito a nanna per il meritato riposo.

 Fine della seconda parte


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